Diary

3725

3725

3725, il codice di commessa si fa numero di una misteriosa porta, l’ingresso per un viaggio in un mondo singolare e incantevole. E’ un’operazione affascinante quella di Alberto Castro, il quale avanza un’ottica rovesciata: un non-luogo che diventa luogo. Secondo un’intuizione agile che vuole la fantasia unita al pensiero, egli trasfigura un cantiere, opera sottrazioni e sintesi al fine di ricomporlo in una nuova veste, sublimandolo in un museo. Spazi e oggetti, solo un attimo prima frementi di vita, si presentano ora vuoti, solitari; scende lenta la quiete e, con essa, un senso di deferenza. Attraverso metamorfosi continue, Castro insegue dunque visioni e scorci che liberano una moltitudine di segni d’arte contemporanea: dall’Espressionismo Astratto americano, al Color Field, dall’Arte Segnica italiana alle

stilizzazioni alla Basquiat; e ancora, le lacerazioni di Fontana, i Cretti di Burri, fino ai salti verso l’irriverenza Dada e il Cubismo picassiano.In questo gioco di trasformazione, il risultato cui partecipiamo è un’operazione ammaliante, una perfetta Wonderland in cui ci si ritrova, come Alice, disorientati eppure eccitati da questo nuovo mondo segreto. Avanzando lentamente tra dettagli silenti, ci si accorge di esserne permeati e cala, così, ogni percezione del tempo. In disciplinata attesa, nasce immediato il bisogno di ricerca, di leggere e rileggere tracce e indizi, lasciandosi trovare da ciascuno di essi e viverli come occasioni irrinunciabili di bellezza.
(…) 
dalla prefazione di 3725 di Stefania Anzelmo

Era domani

Era Domani

Il Libro  di Enzo Gabriele Leanza

Cosa possiamo trovare in un libro? Tutta la passione e tutta l’umanità di chi l’ha scritto. Perché i libri sono fatti di parole, sono fatti d’immagini, sono fatti di sensazioni tattili, uditive e anche olfattive. Non esiste cosa più bella che avere un libro in mano, lì pronto a regalarci emozioni. Però forse, a ben pensarci, una cosa più bella c’è. E questa cosa è farli questi benedetti libri, dopo averli sognati, pensati, progettati e finalmente realizzati. In essi proiettiamo noi stessi. Siamo noi stessi all’ennesima potenza. Siamo sapienza che diventa bellezza, siamo visione che diventa pensiero. Ed è proprio questo quello che hanno fatto un manipolo di amici, cinque per l’esattezza, con il pallino per la fotografia e il cuore innamorato della luce e della loro terra. Insieme hanno scelto di raccontarcene un pezzetto di questa terra luminosa, riprendendo in mano una vecchia storia che qualcuno non conosce e qualcun altro ha fatto finta di dimenticare. Lo hanno fatto con i loro occhi, lo hanno fatto con il loro cuore e lo hanno fatto anche con il loro cervello. In quest’ultimo caso però non hanno attinto alla parte razionale di esso, ma a quella creativa, a quella poetica, per mezzo della quale sono stati in grado di proporci una storia vera che, nella contaminazione dei loro sguardi, si è fatta metafora.

Non è facile raccontare per immagini, soprattutto non è facile costruire un racconto collettivo in cui ciascun autore, pur non rinunciando al proprio modo di vedere, si è messo a disposizione del gruppo. La gestazione del progetto è stata lunga e molte singole immagini hanno dovuto essere sacrificate alla logica dell’insieme che si svolge, pagina dopo pagina, in maniera poeticamente incalzante ed esteticamente affascinante. Questa armonia perfetta fatta di accenti e di pause calibrate è forse la “contropartita considerevole” cantata da una loro conterranea, che corrisponde alla rinuncia del proprio ego e al sacrifico di molti sguardi, che rimangono nel cassetto in attesa di diventare qualcos’altro. Intanto però ci godiamo questo prezioso libro, cui, nel nostro piccolo, siamo felici di aver dato una mano a venire alla luce, certi che chi avrà la fortuna di incontrarlo non se lo lascerà sfuggire e lo custodirà come preziosa reliquia di un mondo che scompare e della serie di sguardi che ne hanno fatto memoria, poesia e visione.