carmelo.stompo

Era Domani

Era Domani

2015-2020 | Sicilia

Agli inizi del ‘900 la società rurale siciliana era contraddistinta da una forte dicotomia: da un lato pochi nobili e ricchi latifondisti con ampi privilegi, dall’altro i contadini poveri. Le condizioni erano pessime: totale dipendenza dal “padrone”, analfabetismo di massa, nessuna assistenza sanitaria, nessuna tutela, mentre ampie estensioni  di terreno rimanevano spesso improduttive o lasciate al pascolo. 

    A seguito della Prima Guerra Mondiale le condizioni peggiorarono ulteriormente, molte famiglie erano state improvvisamente private della loro principale forza lavoro: quelle giovani braccia inviate al fronte. Mentre le promesse fatte, circa la requisizione e la ridistribuzione di terre incolte, furono disattese. 

In questo contesto nacque l’ECLS (Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano) con lo scopo di portare a termine una serie di opere di bonifica e di frantumare la realtà economica e sociale del latifondo. A tal fine l’ECLS diede luogo alla progettazione e realizzazione di un certo numero di “Borghi Agrari”, questi però (a differenza di quanto avvenne nel Nord Italia) furono esclusivamente “borghi di servizio”, essi infatti non ospitavano i contadini, ma piuttosto strutture di servizio: i negozi di derrate, gli artigiani, il medico, la levatrice, la chiesa, la stazione dei carabinieri e gli uffici dell’ente colonico.

La maggior parte dei borghi progettati non fu mai realizzata o diede luogo a pratiche fraudolente di malversazione.

La fine dell’epopea dei borghi rurali in Sicilia coincise con l’abbandono degli stessi, lo spopolamento delle campagne, la ricostituzione del latifondo, la ripresa della corsa all’urbanizzazione e l’emigrazione alla ricerca di un lavoro.

Nel primo anno di attivitá (1940), l’ECLS realizzó otto borghi rurali, uno per provincia, con l’esclusione della provincia di Ragusa: Borgo Schiró (PA), Borgo Bonsignore (AG), Borgo Fazio (TP), Borgo Gattuso (CL), Borgo Cascino (EN), Borgo Giuliano (ME), Borgo Rizza (SR), e Borgo Lupo (CT).

   Quest’attività proseguì nel 1941 con la progettazione e l’inizio della costruzione di altri sette borghi: Borgo Guttadauro (CL), Borgo Bassi (TP), Borgo Borzellino (PA), Borgo Callea (AG), Borgo Caracciolo (CT), Borgo Ventimiglia (CT), e Borgo Fiumefreddo (SR). Dopo la II Guerra Mondiale vennero realizzati altri due borghi: uno in provincia di Palermo (Borgo Manganaro), l’altro in provincia di Messina (Borgo Schisina). Quest’ultimo, gravato da uno scandalo nazionale per presunti interessi privati, fu presto abbandonato perché mal progettato e peggio realizzato, peraltro su terreni incoltivabili. 

Emanuele Canino

During the early 1900s, the Sicilian rural society was characterized by a strong dichotomy: on one side, few noblemen and wealthy landowners with ample privileges, on the other, the poor peasants. The conditions were awful for the peasants who relied wholly on the “master”.  Mass illiteracy was commonplace, with no health care, and no protection; while extensive areas of land were often left unproductive or left to pasture for cattle.

   Following the First World War, conditions deteriorated even further, many families were suddenly deprived of their main workforce as their youth were sent to the battlefront. Meanwhile promises of redistribution and acquisition of the land for the poor were then forgotten. 

   In this context, the ECLS (the Latifundium Sicilian Colonization Body) was founded with the aim of completing a series of projects to reclame and break up the economic and social structure of the large estates. To this end, the ECLS gave rise to the design and construction of a number of “Borghi Agrari” (Rural Villages); however (unlike Northern Italy) these “Borghi Agrari” were exclusively “service villages”, in fact they were not designated for the peasants, but rather, serviced facilities such as food shops, artisans, the doctor’s office, the midwife, the church, the carabinieri and the farmhouse’s offices. 

   Most of the planned villages were never built or worse gave rise to fraudulent embezzlement practices.

The end of the epic of rural villages in Sicily coincided with their abandonment due to the depopulation of the countryside, the reconstruction of the ‘latifundia’ (the original estate), the increasing rush to urbanization and the growing emigration to find work elsewhere.

   In 1940, eight rural villages were realized during the first year of ECLS’s activity. One per Province with the exception of the Ragusa province: Borgo Schiró (PA), Borgo Bonsignore (AG), Borgo Fazio (TP), Borgo Gattuso (CL), Borgo Cascino (EN), Borgo Giuliano (ME), Borgo Rizza (SR), e Borgo Lupo (CT).

   This activity continued during the following year by projecting and starting the construction of a further 7 rural villages (Borghi): Borgo Guttadauro (CL), Borgo Bassi (TP), Borgo Borzellino (PA), Borgo Callea (AG), Borgo Caracciolo (CT), Borgo Ventimiglia (CT), e Borgo Fiumefreddo (SR). After the Second WW ended, two more Villages were realized: One in the province of Palermo (Borgo Manganaro), and the other in the Province of Messina (Borgo Schisina). The latter, clouded by national scandal and alleged private interests, was soon to be abandoned due to bad planning and even worse construction; furthermore, this Borgo was projected on land that was entirely uncultivable

Emanuele Canino

3725

3725

3725, il codice di commessa si fa numero di una misteriosa porta, l’ingresso per un viaggio in un mondo singolare e incantevole. E’ un’operazione affascinante quella di Alberto Castro, il quale avanza un’ottica rovesciata: un non-luogo che diventa luogo. Secondo un’intuizione agile che vuole la fantasia unita al pensiero, egli trasfigura un cantiere, opera sottrazioni e sintesi al fine di ricomporlo in una nuova veste, sublimandolo in un museo. Spazi e oggetti, solo un attimo prima frementi di vita, si presentano ora vuoti, solitari; scende lenta la quiete e, con essa, un senso di deferenza. Attraverso metamorfosi continue, Castro insegue dunque visioni e scorci che liberano una moltitudine di segni d’arte contemporanea: dall’Espressionismo Astratto americano, al Color Field, dall’Arte Segnica italiana alle

stilizzazioni alla Basquiat; e ancora, le lacerazioni di Fontana, i Cretti di Burri, fino ai salti verso l’irriverenza Dada e il Cubismo picassiano.In questo gioco di trasformazione, il risultato cui partecipiamo è un’operazione ammaliante, una perfetta Wonderland in cui ci si ritrova, come Alice, disorientati eppure eccitati da questo nuovo mondo segreto. Avanzando lentamente tra dettagli silenti, ci si accorge di esserne permeati e cala, così, ogni percezione del tempo. In disciplinata attesa, nasce immediato il bisogno di ricerca, di leggere e rileggere tracce e indizi, lasciandosi trovare da ciascuno di essi e viverli come occasioni irrinunciabili di bellezza.
(…) 
dalla prefazione di 3725 di Stefania Anzelmo

Era domani

Era Domani

Il Libro  di Enzo Gabriele Leanza

Cosa possiamo trovare in un libro? Tutta la passione e tutta l’umanità di chi l’ha scritto. Perché i libri sono fatti di parole, sono fatti d’immagini, sono fatti di sensazioni tattili, uditive e anche olfattive. Non esiste cosa più bella che avere un libro in mano, lì pronto a regalarci emozioni. Però forse, a ben pensarci, una cosa più bella c’è. E questa cosa è farli questi benedetti libri, dopo averli sognati, pensati, progettati e finalmente realizzati. In essi proiettiamo noi stessi. Siamo noi stessi all’ennesima potenza. Siamo sapienza che diventa bellezza, siamo visione che diventa pensiero. Ed è proprio questo quello che hanno fatto un manipolo di amici, cinque per l’esattezza, con il pallino per la fotografia e il cuore innamorato della luce e della loro terra. Insieme hanno scelto di raccontarcene un pezzetto di questa terra luminosa, riprendendo in mano una vecchia storia che qualcuno non conosce e qualcun altro ha fatto finta di dimenticare. Lo hanno fatto con i loro occhi, lo hanno fatto con il loro cuore e lo hanno fatto anche con il loro cervello. In quest’ultimo caso però non hanno attinto alla parte razionale di esso, ma a quella creativa, a quella poetica, per mezzo della quale sono stati in grado di proporci una storia vera che, nella contaminazione dei loro sguardi, si è fatta metafora.

Non è facile raccontare per immagini, soprattutto non è facile costruire un racconto collettivo in cui ciascun autore, pur non rinunciando al proprio modo di vedere, si è messo a disposizione del gruppo. La gestazione del progetto è stata lunga e molte singole immagini hanno dovuto essere sacrificate alla logica dell’insieme che si svolge, pagina dopo pagina, in maniera poeticamente incalzante ed esteticamente affascinante. Questa armonia perfetta fatta di accenti e di pause calibrate è forse la “contropartita considerevole” cantata da una loro conterranea, che corrisponde alla rinuncia del proprio ego e al sacrifico di molti sguardi, che rimangono nel cassetto in attesa di diventare qualcos’altro. Intanto però ci godiamo questo prezioso libro, cui, nel nostro piccolo, siamo felici di aver dato una mano a venire alla luce, certi che chi avrà la fortuna di incontrarlo non se lo lascerà sfuggire e lo custodirà come preziosa reliquia di un mondo che scompare e della serie di sguardi che ne hanno fatto memoria, poesia e visione.

Polvere alla polvere

Polvere alla polvere

2017 | Catania
La Vita è spesso considerata un cammino. Un cammino ha un principio ed una fine, ma se il principio della vita è con certezza la nascita, cosa consideriamo essere la sua fine? La risposta sembra abbastanza scontata, in molti risponderebbero la Morte. Tuttavia è il passo successivo su cui si sofferma da anni la mia attenzione. La Morte è la fine o il fine del cammino?

In questi anni ho capito che interrogarsi sul Mistero della Morte equivale inevitabilmente ad indirizzare il nostro cammino di Vita.

Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita,
e l’uomo divenne vivente” (GN 2,7)

Life is often considered a journey. A journey has a beginning and an end, but if the beginning of life surely is the birth, what do we imagine to be its ending? The answer appears fairly obvious, many would answer Death. Nevertheless, it is the next stage that has dwelled my attention for years. Is Death the end or the purpose of the path?

Over the years I have understood that questioning the Mystery of Death is inevitably equivalent to direct our Life journey.

“LORD God formed the man of dust from the ground and breathed into his nostrils the breath of life, and the man became a living being” (Gen 2,7)

3725

3725

2012-2016 | Catania

3725, il codice di commessa si fa numero di una misteriosa porta, l’ingresso per un viaggio in un mondo singolare e incantevole. E’ un’operazione affascinante quella di Alberto Castro, il quale avanza un’ottica rovesciata: un non-luogo che diventa luogo. Secondo un’intuizione agile che vuole la fantasia unita al pensiero, egli trasfigura un cantiere, opera sottrazioni e sintesi al fine di ricomporlo in una nuova veste, sublimandolo in un museo.
Spazi e oggetti, solo un attimo prima frementi di vita, si presentano ora vuoti, solitari; scende lenta la quiete e, con essa, un senso di deferenza. Attraverso metamorfosi continue, Castro insegue dunque visioni e scorci che liberano una moltitudine di segni d’arte contemporanea: dall’Espressionismo Astratto americano, al Color Field, dall’Arte Segnica italiana alle stilizzazioni alla Basquiat; e ancora, le lacerazioni di Fontana, i Cretti di Burri, fino ai salti verso l’irriverenza Dada e il Cubismo picassiano.In questo gioco di trasformazione, il risultato cui partecipiamo è un’operazione ammaliante, una perfetta Wonderland in cui ci si ritrova, come Alice, disorientati eppure eccitati da questo nuovo mondo segreto. Avanzando lentamente tra dettagli silenti, ci si accorge di esserne permeati e cala, così, ogni percezione del tempo. In disciplinata attesa, nasce immediato il bisogno di ricerca, di leggere e rileggere tracce e indizi, lasciandosi trovare da ciascuno di essi e viverli come occasioni irrinunciabili di bellezza.
(…)
dalla prefazione di 3725 di Stefania Anzelmo

3725, a commission code, becomes the number of a mysterious door, the way into a journey through a unique and fascinating world.  Alberto Castro’s work is beguiling. It presents to us an optical inversion, a non-place that becomes a place.  With deft insight that requires a combination of imagination and thought, he “transfigures” a “construction site”, an operation both subtractive and synthetic, in order to clothe it in a new guise: he elevates it to museum.Spaces and objects which only moments before were quivering with life now present themselves as empty, solitary; slowly, stillness falls, and with it a sense of humility.  By means of continuous metamorphoses, Castro pursues visions and perspectives which freely reference a multitude of distinctive elements in contemporary art, from American Abstract Expressionism to Color Field, from Italian Arte Segnica to Basquatian stylizations, and moving on to Fontana’s lacerations, the Cretti of Alberto Burri, and finally leaping towards Dadaistic irreverence and Picassian cubism.In this transformation game, we experience enchantment; just like Alice, we find ourselves in a perfect Wonderland, disorientated but at the same time excited by this secret new world.  Slowly advancing through silent particularities, we have a sense of becoming imbued with them.  All our perception of time fades.  As we wait, composed and respectful, we immediately sense the need to research and explore, to read and re-read traces and details, let them come to us so that we can embrace them as a not-to-be -thrown-away opportunity to experience beauty.
(…)
from 3725 preface, by Stefania Anzelmo

Nulla interessa all’uomo più dell’uomo

Nulla interessa all'uomo più dell'uomo

2015 | Catania

L’uomo oggi ingurgita immagini e notizie in massicce quantità, la maggior parte delle quali sfuggono divenendo invisibili, immediatamente dopo l’avvenuto recapito, trascinando con esse l’uomo ed il suo interesse per l’uomo. La notizia e il suo protagonista diventano quindi una contraddizione in termini, trasformandosi da storia e memoria ad effimera rappresentazione del nulla. L’interesse imbriglia l’uomo giusto il tempo necessario a poter dimenticare e passare ad altro. Da qui la consuetudine, l’abitudine, l’andare avanti verso un naufragare lento e costante, in un atteggiamento passivo e pericoloso che caratterizza la società contemporanea… ci abituiamo a tutto, attraverso una disarmante passività!

“Nulla interessa all’uomo più dell’uomo”
Renzo Chini

Today man gulps down images and news in massive quantities, most of which escape becoming invisible, immediately after delivery, dragging with them man and his interest in man. The news and its protagonist thus become a contradiction in terms, transforming from history and memory to an ephemeral representation of nothingness. Interest harnesses the right man for the time necessary to be able to forget and move on to something else. Hence the custom, the habit, moving forward towards a slow and constant shipwreck, in a passive and dangerous attitude that characterizes contemporary society … we get used to everything, through a disarming passivity!

“Nothing interests man more than man”
Renzo Chini

Il suono del silenzio

Il suono del silenzio

2011 | Lucca

“Se si pensa che il silenzio possa avere un suono, e sicuramente lo ha, di certo in quelle notti a Lucca sarebbe stato percepibile…”

“The sound of silence”, questo il titolo originale preso in prestito dal brano di Paul Simon & Art Garfunkel, descrive una notte toscana, immaginando una passeggiata per le vie di Lucca, attraverso gli occhi di uno straniero avvolto nella sua solitudine.
Riflessione, introspezione e tranquillità nella serena solitudine della routine di quelle strade avvolte da suoni morbidi, leggeri, lenti, smorzati, quasi immersi nel suono del silenzio, in un raccoglimento interiore dei protagonisti e della città tutta.
In effetti è un lavoro aperto, sviluppato concatenando eventi su eventi, silenzi su silenzi, emozioni su emozioni e che utilizza un linguaggio fotografico duttile e strumentale alla restituzione di sensazioni, intrise di una qualche eco leopardiana o di una qualche rima montaliana. O più semplicemente è il diario di viaggio che descrive le sensazioni del suo cronista alla ricerca di se stesso, attento alle emozioni che la Città trasmette a lui durante la notte musa.

“If you think that silence can have a sound, and it certainly does, certainly in those nights in Lucca it would have been perceptible …”

“The sound of silence”, this is the original title borrowed from the piece by Paul Simon & Art Garfunkel, describes a Tuscan night, imagining a stroll through the streets of Lucca, through the eyes of a stranger wrapped in his solitude.
Reflection, introspection and tranquility in the serene solitude of the routine of those streets surrounded by soft, light, slow, muffled sounds, almost immersed in the sound of silence, in an inner concentration of the protagonists and of the city as a whole.
In fact it is an open work, developed by concatenating events on events, silences on silences, emotions on emotions and which uses a flexible and instrumental photographic language to return sensations, imbued with some Leopardian echo or some Montalian rhyme. Or more simply, it is the travel diary that describes the feelings of his reporter in search of himself, attentive to the emotions that the City transmits to him during the night muse.